Forse fu così che nacque il riso nero …
Tornammo dalla nostra Gita a Tindari e nulla fu più uguale…. la gente veniva in casa nostra per sentire la nostra storia... raccontavamo delle bellezze di quel territorio ricco e fertile, ove c’erano rigogliosi agrumeti e generosi uliveti, dove il mare e il cielo si intrecciavano e abbracciavano insieme all’orizzonte le isole Eolie, e dove la Madonna Nera ci aveva fatto Grazia, facendo riemergere dai flutti la nostra bambina, su una lingua di sabbia, con dei Laghetti, la cui sagoma era quella della Vergine di profilo che tra le mani reggeva nostra figlia. La gente ascoltava estasiata. Cominciarono a organizzare carovane verso Tindari, per ammirare la statua della Madonna Nera con il suo Bambino, e la spiaggia miracolosa di Marinello con i suoi Laghetti. Continuavo a pensare alla dolcezza di quella Madre nonostante il suo aspetto particolare. Temevo che crescendo il ricordo del miracolo potesse affievolirsi nella memoria di mia figlia, così in prossimità del Natale misi insieme pochi ingredienti semplici che avevo in casa, riso, latte, mandorle, un pochino di cannella e aggiunsi il cioccolato, che aveva lo stesso colore della pelle della Madonna a me tanto cara! Volevo che mia figlia associasse la sensazione della dolcezza all’immagine della Madonna di Tindari. Così feci il riso nero. Tostai le mandorle in un padellino sulla brace, fino a farle diventare brune come la pelle della Vergine di Tindari e le pestai nel mortaio. Misi a bollire il latte, ma non era molto e ci aggiunsi dell’acqua, Versai quindi il riso nel miscuglio e mentre cuoceva nel tegame, sciolsi a parte in un altro tegamino quel poco latte che avevo lasciato da parte con il cioccolato fondente grattuggiato e il cacao amaro e aggiunsi tutto nel tegame, mescolando e pregando. Aggiunsi lo zucchero. Sempre rimestando aggiunsi le mandorle tostate e triturate, poi una scorza d’arancia e una manciata di cannella … Il profumo invase la mia piccola casa e raggiunse anche i vicini. Continuai per qualche altro minuto a cuocere il riso, che era diventato nero, finchè divenne cremoso e morbido e lo versai nella “spirlunga” (sperlunga, piatto ovale da portata) per farlo raffreddare. La bambina, impaziente di assaggiare, raschiò il tegame con il cucchiaio di legno, e disse: “è nero e buono come la Madonna di Tindari!” Ero felice, mia figlia non avrebbe mai dimenticato il “nostro” miracolo! Familiari e vicini, dopo iniziale riluttanza, che ricordò la mia innanzi all’effige della Madonna, rimasero piacevolmente sorpresi dal gusto e dall’aroma unico di quel dolce! Ne vollero la ricetta e lo riproposero nelle loro case. Ancora oggi nel messinese si tramanda la mia ricetta, di madre in figlia, in ogni famiglia, e così avverrà in ogni casa per molto tempo ancora…
Riso Nero alla Messinese
Il Riso Nero alla Messinese è un dolce tipicamente casalingo, caratterizzato da gusto e aroma intensi e inconfondibili, legato alla tradizione della provincia di Messina. Non esiste in città e in tutto il territorio messinese, famiglia che non tramandi di generazione in generazione la propria variante della ricetta.
Si ritiene che il riso nero sia un dolce votivo realizzato in onore della Madonna Nera del Santuario di Tindari, in provincia di Messina. Si crede infatti che il colore nero della statua, venerata all’interno del Santuario, raffigurante una Madonna nera, seduta in trono mentre regge in grembo il Bambino Gesù, abbia ispirato la creazione di un dolce povero dello stesso colore: il “riso nero” appunto. Per tradizione il riso nero si prepara ancora oggi in occasione della festività Natalizie, anche come regalo per parenti ed amici.


